Non capirò mai perché i tanti sacerdoti improvvisati della comunicazione scientifica1 si sono fatti in quattro per spiegare i tecnicismi più arzigogoluti dietro ai vari vaccini anti-COVID, arrivando a parlare di uracile modificato a una platea che non conosce la differenza tra mRNA e DNA – per lo più facendolo come se fosse uno dei concetti più importanti per la loro sopravvivenza. Questa finta divulgazione (che puzza un po’ di latinorum Manzoniano, diciamocelo) non ha fatto altro che creare un sentimento consumista nel mercato del vaccino, con persone che rifiutano una marca per esigerne un’altra come se stessimo parlando di iPhone e Android. Vorrei chiedere, spassionatamente, a chiunque avesse fatto quest’anno il vaccino anti-influenzale quale vaccino ha fatto. Che marca? Che modello? Che tecnologia? Credo che non solo nessuno lo sappia, ma che nemmeno si sia posto la domanda e probabilemente cascherà dalle nuvole scoprendo che ne esistono di diversi tipi.
Allo stesso tempo, però, sempre nel sacerdozio della comunicazione si sorvola ogni dettaglio su come e quanto i vaccini funzionano: il mantra è che i vaccini funzionano, punto. In realtà il quadro è molto più complesso e il pubblico avrebbe tanto beneficio dal capire come e quanto i vaccini funzionano. Un numero consistente di voltagabbana si sarebbero potuti evitare fin da subito e magari sarebbero risultati in una riduzione dell’esitazione vaccinale. Andiamo in ordine.
I vaccini sono l’unica arma che abbiamo
Iniziamo da un fatto. I vaccini sono l’unica arma che abbiamo contro questa pandemia. Nel cassetto degli strumenti contro la pandemia ci sono essenzialmente due oggetti: i vaccini e i lockdown. Tutto ciò che avete sentito su farmaci, monoclonali, plasma, paraplasma e terapie domiciliari è una semplice bugia o largamente ininfluente. Alcune di queste cure sono state propagandate da persone che per motivi ideologici non tolleravano l’idea del lockdown agli inizi della pandemia e che ora si ritrovano un pubblico confuso: “per mesi ci avete detto che i monoclonali sarebbero stati la cura o che il virus era diventato più buono, quindi per quale motivo ora mi dovrei vaccinare??”. Se avessimo evitato quella propaganda, ora staremmo tutti in un posto migliore dal punto di vista comunicativo e forse anche dal punto di vista della protezione vaccinale.
Andava invece ribadito, martellando, che le uniche due misure erano vaccini e lockdown2. Entrambi funzionano molto bene ma hanno costi enormemente diversi. I vaccini sono sicurissimi ed economici, i lockdown hanno una miriade di effetti collaterali e costano l’ira di Dio, sotto tutti i punti di vista. I vaccini servono ad evitare i lockdown. Senza vaccini, non esiste alternativa al lockdown. Questo è un fatto che andrebbe ribadito ad ogni piè sospinto. Senza vaccini il lockdown diventa inevitabile. Punto. Detto questo, i vaccini non sono perfetti nella loro efficacia: avremmo tutti voluto una punturina che ci facesse dimenticare il problema per sempre ma chiaramente le cose non sono andate in questa direzione, né c’è mai stata evidenza che sarebbero dovute andare in questa direzione. Al momento, abbiamo dei vaccini che ci permettono di rimuovere l’80% del problema essenzialmente a costo zero quindi i vaccini vanno primariamente visti nell’ottica di qualcosa di imperfetto ma salvifico. Il discorso varrebbe anche se ci dovessimo trovare nella situazione di dover fare due richiami all’anno per qualche anno. Meglio quello che i lockdown, soprattutto considerato che gli effetti collaterali dei vaccini sono pressoché inesistenti.
I vaccini funzionano in maniera diversa su persone diverse e in tempi diversi.
Prendiamo i dati di ospedalizzazione che arrivano dal Regno Unito. La tabella sotto mostra i fattori di rischio per ospedalizzazione e morte presi dal report della settimana 49/2021.
Ho evidenziato due categorie anagrafiche: la fascia di età 50-59 e la fascia di età >80. Come si vede dai dati, i vaccini riducono il rischio in tutte le categorie ma lo fanno in maniera diversa in base all’età. Un 50 enne vaccinato guadagna fino a 10x in termini di rischio rispetto ad un non-vaccinato. Un ottantenne, invece, guadagna solo 3x. Questa differenza di protezione basata sull’età non deve stupire. Ne avevo infatti scritto un anno fa quando i vaccini facevano capolino. È normale che i vaccini funzionino in maniera meno eclatante negli anziani e non dovrebbe stupirci. Purtroppo, come scrivevo appunto a Gennaio 2021, quella differenza non è stata catturata bene né dai trials, né dai commentatori.
Perché queste differenze sono importanti? Perché spiegano che se è vero che vaccinarsi conviene sempre e comunque dal punto di vista individuale, il vantaggio per la società (in termini di “evitare il lockdown”) non è garantito. Anche coi vaccini, più virus gira e maggiori sono le ospedalizzazioni. Soprattutto un paese che ha più anziani avrà, anche coi vaccini, un numero consistente di ultra ottantenni in ospedale. Come ho spiegato recentemente, forse aiuta pensare ai vaccini negli stessi termini in cui pensiamo al casco da motocicletta.
Non c’è dubbio alcuno che sia meglio andare in motocicletta col casco che senza; ma cadere dalla moto a ottantanni è comunque più pericoloso che cadere dalla moto a 20. Cosa ne neduciamo? Che il vaccino offre soprattutto protezione a chi lo fa ma che questa protezione non è miracolosa e che sebbene diminuisca sostanzialmente il rischio, non lo azzera, almeno non in quella misura che sarebbe necessaria per allontanare completamente lo spettro del lockdown.
Anche coi vaccini il sistema sanitario può soffrire
Chiariamo un secondo fatto. La pandemia non ci porta in lockdown perché le persone si ammalano: ci porta in lockdown perché si ammalano tutte assieme. Non è la malattia in sé a portare le restrizioni, ma lo stress sul sistema sanitario. Vediamo allora cosa porta stress al sistema sanitario, sempre dal report succitato.
La tabella riporta il numero di ammissioni in pronto soccorso per stato vaccinale. Facendo il totale, si vede che nelle settimane 45-48 sono state ammesse in Inghilterra 3187 persone non vaccinate contro 4535 persone vaccinate. Ora, abbiamo già chiarito che i vaccini offrono protezione individuale ed è chiaro che se quelle 3187 persone si fossero vaccinate, probabilmente solo 200 o 300 di loro sarebbero finite in ospedale e 3000 o quasi se la sarebbero cavata con un brodino caldo. Purtroppo non lo hanno fatto e quindi pesano per il 41% sul carico ospedaliero pur essendo una minoranza nella popolazione. Va peró comunque detto che anche i vaccinati finiscono in ospedale e questo è molto importante alla luce di nuove varianti immunoevasive, come omicron. In sostanza, una variante che fosse in grado di infettare meglio i vaccinati aumenterebbe drammaticamente quel numero. Se Delta riesce a mandare in ospedale 4500 persone al mese nonostante una buona efficacia vaccinale, immaginiamo quante ne potrebbe mandare in ospedale omicron (E questo al netto del fatto che comunque i vaccinati saranno più protetti).
Implicazioni per Omicron
Omicron ha un bacino di suscettibili che è circa 10x più grande di quello di Delta: quasi chiunque abbia avuto soltanto due dosi di vaccino diventa suscettibile e non sappiamo per quanto tempo la terza dose possa proteggere prima di scemare. L’alta suscettibilità ci colpisce in due modi: aumentando il numero di persone che possono ammalarsi e aumentando la velocità con cui il virus si propaga. Al momento, la velocità a cui si propaga omicron è superiore a quella con cui si propagava il virus originario nel Febbraio 2020, che risultò all’esplosione dei casi che tutti ricordiamo. I vaccini rendono la situazione sicuramente migliore rispetto a quella di Marzo 2020 ma non abbastanza da allontanare lo spettro del lockdown. Con un bacino di suscettibili 10x più grande e una velocità di raddoppio di due giorni, il numero dei casi può davvero salire a livelli impensabili e a quel punto lo stress sul sistema sanitario sarebbe senza precedenti.
Qualcuno ripete che omicron potrebbe essere più lieve: c’è solo un modo per cui un numero così alto e repentino di casi possa arrivare a non pesare sul sistema sanitario ed è che omicron fosse più lieve di un raffreddore. L’aumento di ospedalizzazioni visto in Sud Africa e le ospedalizzazioni di omicron già viste in UK e Danimarca già scongiurano quella ipotesi. Va oltre considerato che il Sud Africa ha una età media di 27 anni quindi il fatto che si vedano ospedalizzazioni da omicron in un paese così giovane è doppia indicazione che proprio non abbia molto senso parlare di virus molto più lieve.
In sostanza, se è vero che non siamo tornati al punto di partenza, abbiamo fatto un salto all’indietro enorme. In che misura, lo sapremo solo aspettando.
- ci tengo a precisare che non mi riferisco ai professionisti della comunicazione scientifica i quali, per loro fortuna o sfortuna, si ritrovano spesso a parlare ad un pubblico che ha la curiosita’ e gli strumenti per capire certe differenze. Mi riferisco alla divulgazione da parte di ricercatori, come me, che magari in buona fede hanno sentito l’urgenza di spiegare i tecnicismi tra un tv-show e un partita di calcio.
- areazione, tracciamento, mascherine sono anche ottime misure ma di mantenimento, non di contenimento.
Un commento che esula dallo specifico dei vaccini.
In italia non stanno sequenziando, brancolano nel buio e non sanno come sta aumentando la variante, mentre in Inghilterra ci sono dati molto piu precisi.
Allo stesso tempo pero’ non riesco a non pensare che l’introduzione inevitabile di nuove restrizioni sara’ recepita molto meglio in italia che qui in Inghilterra. In italia non hanno mai smesso di usare le mascherine, non si e’ mai smesso di parlare di pandemia (nel bene e nel male), il green pass e’ una normalita. E gia’ ora sento di molte persone che disdicono feste natalizie.
In Inghilterra invece e’ come se la pandemia fosse un lontano ricordo. Le mascherine sono state re-introdotte ma nessuno rispetta le nuove regole, nessuno ne vuole sentire parlare, basta, ne siamo usciti no? Andiamo al pub che e’ quasi Natale. Sara’ interessante vedere come le nuove restrizioni saranno accolte dalla gente.
Ovviamente potrebbe essere solo una distorsione dovuta al campionamento, magari la mia bolla in italia e’ molto piu attenta della mia bolla in Inghilterra….
Le scrivo da vaccinato, in procinto di fare terza dose.
Secondo me il problema comunicativo più grave è continuare a dire che i vaccini non hanno effetti collaterali; anche lei in questo articolo scrive: “soprattutto considerato che gli effetti collaterali dei vaccini sono pressoché inesistenti”.
La realtà è che ognuno di noi, pur rimanendo nei confini delle persone conosciute personalmente (quindi non valgono i cugini e le notizie riportate), ha visto persone avere effetti avversi che vanno oltre i sintomi di una influenza lieve (mal di testa, spossatezza per qualche giorno). Ogni caso di questi effetti avversi non banali, viene smontato con il fatto che nessuno è in grado di dimostrare con prove scientifiche inoppugnabili che c’è una relazione vaccino-effettoavverso (come se l’onere di portare questa prova potesse essere di responsabilità della persona qualsiasi che magari fa l’impiegato o anche il top-manager).
Visto che va di moda fare esempi semplici (tipo quello del casco, verissimo tra l’altro), le potrei dire che se in pieno agosto sto una giornata in spiaggia senza protezione solare e senza mai essermi esposto al sole in precedenza, mi scotterò brutalmente, poi non saprò dimostrare scientificamente il perchè i raggi del sole abbiano creato questo effetto alla mia pelle, non ho le conoscenze per capire cosa siano i raggi UVA-UVB, la radiazione solare, cosa succede ai tessuti del mio corpo, ma l’associazione esposizione solare e scottatura mi è chiara lo stesso.
Quindi, nonostante le statistiche non riportino molti effetti avversi poichè non c’è la prova scientifica definitiva della correlazione, le persone li vedono comunque in persone vicine (con un certo margine di errore ovviamente), e quindi capiscono che nella comunicazione ufficiale “i vaccini non hanno effetti avversi” c’è una non verità, magari espressa in buona fede (poichè ogni caso richiederebbe tantissimi esami per dimostare la correlazione, e questa prova non c’è), ma è comunque una non verità, e genera sfiducia nella comunicazione in arrivo.
Da questa sfiducia, come una palla di neve che rotola lungo un pendio, segue tutto il resto.
Cosa sarebbe meglio fare secondo me? Ammettere alcuni effetti avversi su base statistica: se X persone su Y hanno un grave infiammazione all’articolazione Z, allora posso ammettere che quello è un effetto avverso, anche se non ho fatto tutte le dismostrazioni scientifiche del caso. Poi ammetto che ci sono questi effetti avversi, ma li comunico in modo comparato con quelli causati dal virus. A questo punto devo ammettere che 1 persona su 10.000 avrà – a causa del vaccino – una cervicalgia pesante e difficile da curare, ma affianco l’informazione con il fatto che 1 su 500 avrà i polmoni devastati dal covid (dati a caso). Sono cose brutte da comparare, ma vere, mentre l’altro approccio (negare gli effetti avversi), crea una sfiducia che poi non si governa.
Cordialmente.
P.S. visto che a questo punto se ne sarà dimenticato, e crederà di avere a che fare con un no-vax, le ricordo che “Le scrivo da vaccinato, in procinto di fare terza dose”.
Sono sempre quello di prima 🙂
So che le persone si ammalavano anche prima del covid, e se un giorno ad una persona si bloccava un ginocchio, e la sera prima aveva mangiato il pollo con le patate, nessuno faceva l’associazione pollo+patate->problema al ginocchio. Oggi le persone continuano ad ammalarsi casualmente, e alcune di esse il giorno prima hanno fatto il vaccino, quindi fanno l’associazione vaccino->malattia.
E’ sicuramente vero che ci sono queste coincidenza, ma non può essere un motivo per negare TUTTE le associazioni vaccino->malannoDelGiornoDopo. E’ malafede.
Bisogna trovare il modo di capire quali associazioni sono vere, e ammetterle, anche se è scomodo; commercialmente scomodo per chi li produce e vende, comunicativamente scomodo per chi deve fare opera di convincimento sulle grandi masse di persone.
Sempre cordialmente :
Grazie, grazie per tutti i giorni che ci dedica a cercare di farci capire. Sempre il migliore.
Mi scusi, ma lei afferme con certezza che “I vaccini sono sicurissimi ed economici”, non vorrei capire meglio.
Il Dott. Ioannis in questo articolo, che io capisco solo parzialemente, visto che non sono un medico, presenta dati diversi rispetto a quanto da Lei affermato circa la sicurezza dei vaccini:
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/eci.13678?fbclid=IwAR171s9n6e4TjrowrRiCX6nTEYjBfuuiMjNAx7oKzhAk4eWIjrMBasO6xbA
Diciamo che Ioannidis non vede tutto bianco o tutto nero, ma si pone in una zona prudenziale.
Lei cosa ne pensa in merito?
Grazie se vorrà rispondermi